Favorire e ampliare la liquidità al sistema delle imprese è un obiettivo apprezzabile e CNA condivide le finalità di alcuni provvedimenti all’esame del Senato in materia di compensazioni fiscali, ma è necessario rimuovere una costante criticità nei rapporti tra contribuente e pubblica amministrazione. Deve essere rimosso l’atteggiamento difforme e contraddittorio da parte della P.A., che è puntuale nel caso il contribuente si trovi ad essere debitore, mentre è latente e distratto quando il contribuente assume il ruolo di creditore.
E’ quanto ha sottolineato la CNA in un documento trasmesso alla Commissione Finanze del Senato in merito ad alcuni disegni di legge in discussione. Il primo riguarda l’istituzione dei certificati di compensazione fiscale in forma dematerializzata (CCF). Condivisibile l’idea di una “moneta fiscale”, ma per esprimere un giudizio compiuto è necessario attendere il decreto del MEF con il quale verranno individuati i soggetti beneficiari. Tuttavia è rilevante la disposizione in base alla quale i CCF non concorrono alla formazione del reddito ai fini delle imposte.
Sul ddl in materia di certificazione e compensazione dei crediti con la pubblica amministrazione, CNA osserva che per evitare appesantimenti degli oneri amministrativi a carico dei contribuenti occorre che l’obbligo di certificazione sia dovuto solamente per le imposte di cui i contribuenti intendano procedere con la loro cessione. Inoltre, CNA chiede che la piattaforma per la certificazione telematica sia estesa anche ai crediti emergenti dalle prestazioni di somministrazione, forniture, appalti e prestazioni professionali vantati nei confronti della P.A.
Inoltre, CNA considera penalizzante che il cessionario del credito, nel caso di trasferimento a terzi, non possa cedere a sua volta il credito certificato acquisito dal creditore originario, in quanto nel caso di una sua eventuale incapienza si ritroverebbe con elevati volumi di credito senza poter procedere alla compensazione e alla cessione.