A maggio tornano ad aumentare i posti di lavoro nell’artigianato e nelle piccole imprese, sia pure lievemente. Grazie alla parziale riapertura di attività anche non indispensabili. E soprattutto grazie al perdurante blocco dei licenziamenti, per ora in vigore fino a metà agosto. Il dato finale, infatti, è frutto di cessazioni in forte calo proprio per questo divieto e di assunzioni che continuano a crollare. Allo stato non si può prevedere che cosa succederà sul mercato del lavoro a divieto di licenziamento archiviato. Ma pare difficile che l’occupazione possa recuperare nel breve periodo i livelli precedenti l’emergenza sanitaria.
A rilevarlo è l’Osservatorio sul mercato del lavoro Cna, curato dal Centro studi della Confederazione, che analizza mensilmente le tendenze dell’occupazione nell’artigianato e nelle piccole imprese dal dicembre 2014, su un campione di quasi 20mila imprese associate con circa 140mila dipendenti.
In dettaglio, a maggio gli occupati sono aumentati dello 0,5 per cento sul mese precedente ma il calo tendenziale su base annua è rimasto quasi lo stesso del mese di aprile: -0,7 per cento contro il -0,8. Per il terzo mese consecutivo le assunzioni hanno sofferto una diminuzione su base annua a due cifre (-25,5 per cento) mentre le cessazioni hanno registrato un significativo -33,7 per cento, di poco inferiore al -37,2 per cento di aprile.
Il blocco dei licenziamenti deciso dal Governo ha avuto l’effetto di congelare il processo di ricomposizione dell’occupazione dipendente, in corso da anni, che favoriva le formule più facilmente adattabili alle necessità congiunturali: i contratti di lavoro a tempo determinato e il lavoro intermittente. Tra febbraio e maggio la quota di occupati a tempo indeterminato sul totale è rimasta infatti pressocché invariata, intorno al 57,1 per cento dopo essere precipitata a questo livello dall’80 per cento di inizio 2015.